Lata: "Sto bene, ma ci tenevo a vincere"
- Marco Gualdani

- 29 set
- Tempo di lettura: 5 min
Bella chiacchierata (esclusiva) con Valerio Lata, a poche ore dall'Italiano in cui ha vinto al debutto in 450, ma dove è stato protagonista di un pauroso incidente

Dopo la pole position e la vittoria in gara 1, è sembrato quasi strano vedere Valerio Lata essere ripreso e messo in difficoltà verso la fine di gara 2 dallo sloveno Pancar. Nell'ultima gara dell'Italiano Prestige di Pietramurata Valerio ha corso nella top class, premiato da Honda dopo il bel podio al Mondiale in Australia; e fino a quell'ultimo giro tutto era andato per il meglio.
Poi qualcosa ha girato per il verso sbagliato, la moto si è imbizzarrita e lo ha scaricato prima di approcciare la rampa di un lungo panettone. L'incidente è stato spettacolare (qui sotto il video), ma per fortuna senza grosse conseguenze, considerando anche che Pancar lo seguiva da vicino e lo ha evitato per poco.
La voglia di saperne un po' di più sul suo weekend era tanta, così lo abbiamo raggiunto Valerio per farci raccontare un po' di retroscena e fare il punto sulla stagione ormai terminata.
Per prima cosa, come stai?
"Sto bene, ho qualche doloretto allo sterno e fastidi muscolari, perché cadendo ho sbattuto il torace e il collo nel manubrio, ma a parte quello non ho grossi problemi. Mi è passato anche il nervosismo che avevo dopo la gara. Oggi son più tranquillo".
Io neanche te lo avrei chiesto, ma visto che hai toccato l'argomento; perché ti sei arrabbiato così tanto? Alla fine era una gara quasi corsa "per divertimento", senza obiettivi o stress particolari. Da fuori.
"Era tanto tempo che non mi divertivo tanto come in questo weekend. Non fraintendere, a me piace tantissimo andare in moto, ma guidare il 450 mi coinvolge proprio tanto, è spaziale. Mi sono trovato bene con la moto fin dal primo turno, ho fatto tutto bene e ci tenevo a vincere tutte e due le manche. Non mi importava tanto della vittoria assoluta, volevo vincere le due gare, perché io corro per vincere. E dato che non mi sentivo di aver esagerato, di non essere andato oltre il limite, di essere stato sempre lucido e tranquillo, un errore così all'ultimo giro per come sono fatto io non ci sta. Mi ha rovinato la giornata, perché non è un errore nelle mie corde, non so se lo puoi capire".

Capisco bene. Ma l'impressione è che tu alla fine fossi un po' stanco e anche un po' sotto pressione, con Pancar così vicino.
"Esatto, però verso fine gara avevo sei secondi di vantaggio su Pancar e sono iniziati dei doppiaggi un po' difficoltosi, che mi han fatto perdere tantissimo tempo. Essendo alla prima gara con il 450 non volevo esagerare, quindi sono rimasto nel mio ritmo. Ho preso qualche rischietto, ma più che altro perché la pista era scivolosa e quando acceleri il 450 risponde subito... Mi è capitato di perdere un piede dalla pedana, di subire qualche sbacchettata, ma la pista era un bel po' viscida. Il sole è calato, è uscita l'umidità, dovevi stare molto attento; ma nonostante tutto ero completamente sotto controllo, facevo le curve tutte in piedi, ero super tranquillo, la volevo vincere in tranquillità".
Poi la caduta.
"Il terreno nel tratto prima della rampa del salto era molto viscido e già nei giri precedenti avevo iniziato a rallentare un po' nella curva perché tendevo a scivolare e all'ultimo giro non so, forse la mia posizione in sella era leggermente troppo avanti rispetto ai giri precedenti, forse altro, ma ho colpito un dentino, la moto si è imbarcata e non sono più riuscito a riprenderla".

Ti sei spaventato?
"No, non più di tanto. Come dicevo mi sono più che altro innervosito. Appena ho perso la moto ho capito di aver perso la manche e lì mi è salita subito la rabbia. Ho preso comunque una bella botta allo sterno e sul momento facevo un po' fatica a respirare, ma mi sono detto che la manche la dovevo finire a ogni costo, anche a piedi. Ho finito il giro senza neanche fare i salti, ma non avrei mai mollato. Per fortuna ho vinto l'assoluta".
Pancar ha fatto l'ultimo giro praticamente impegnato solo a cercarti, sembrava molto preoccupato.
"Sicuramente voleva capire se mi fossi fatto male; lui è stato molto bravo ad avere i riflessi pronti, chiudere il gas, rallentare e spostarsi sulla destra per evitarmi. Se non mi sono fatto niente è anche grazie a lui".
Perché hai voluto correre con il 450?
"Tutto è partito quasi per scherzo all'interno del team. I tecnici giapponesi, ma anche Marcus (Pereira de Freitas) e Giacomo (Gariboldi) dicevano che se avessi fatto un podio al Mondiale mi avrebbero fatto provare la 450 ufficiale. Per fortuna il podio è arrivato in Australia all'ultima gara e a quel punto la scommessa doveva essere sistemata. E non solo mi hanno fatto provare la moto, ma mi hanno anche dato la possibilità di correre l'ultima dell'Italiano. Così abbiamo organizzato un test giovedì e poi siamo andati direttamente ad Arco di Trento. Pensa che ho provato giusto 4/5 partenze e dato appena una sistemata alle sospensioni".

Qual era il tuo obiettivo?
"Dimostrare di saper guidare il 450".
Ma non era la prima volta che lo usavi, giusto?
"No, quest'anno ho fatto 4 o 5 allenamenti con il 450 standard, ma questa volta ho potuto usare la moto ufficiale".
Che differenze ci sono tra la moto standard e la HRC? Per quello che mi puoi dire.
"La prima volta che ho usato la moto factory sono rimasto stupito; è proprio il 450 Honda che è qualcosa di fantastico. Mi ero già trovato benissimo con il 450 standard, ma quando sono salito su quello ufficiale giravo molto più forte, era tutto più bello: erogazione del gas, trazione, ma soprattutto la ciclistica. Una moto leggera, fluida, super scorrevole nelle curve, un livello da lasciarti a bocca aperta".
Di fatto era la moto di Gajser, giusto?
"Sì, era la moto di Gajser. Avevo anche gli adesivi sopra il radiatore col 243".
Questo weekend c'è il motocross delle Nazioni, ti sarebbe piaciuto correre con l'Italia?
"Beh, Nazioni è il sogno di tutti i piloti, penso, soprattutto se è in America, ma capisco la scelta che è stata fatta. Io ho fatto vedere che con il 450 mi diverto e posso guidarlo. Ovviamente correre in America in quelle piste molto più grandi richiedeva una preparazione fisica più mirata, ma il mio obiettivo sarà quello di esserci già il prossimo anno".

Qual è il bilancio della stagione 2025?
"Questo per me è stato il primo anno di Mondiale, in un team ufficiale e con una moto diversa da quelle che ho usato in precedenza. Gestire tutte queste novità tutte insieme non è stato semplice, soprattutto capire la moto quando facevamo i test; a volte è andata bene, altre volte ho sbagliato e dovevamo tornare indietro. Poi la caduta in Inghilterra non ha aiutato, mi sono infortunato alla spalla e ancora oggi non sono al 100%. Ma è stata una stagione positiva e siamo riusciti a trovare una buonissima quadra con la moto nelle ultime gare, quindi sono contento per questo in vista del 2026".
Sarai chiamato a fare di più.
"Sicuramente avrò più esperienza su determinate cose, con la moto so cosa serve per migliorarla o se devo cambiare qualcosa e questo è molto importante. Per ottenere un risultato al Mondiale devi essere competitivo dalla qualifica e quindi devi arrivare con la moto a posto per dare il massimo da subito, avere un buon feeling dal primo ingresso. L'esperienza maturata quest'anno ci permetterà di essere più concreti e rapidi in questo senso e so che partiamo da una base già ottima".











