Come ha fatto Forato a tornare in gara in soli 3 mesi?
- Marco Gualdani
- 1 giorno fa
- Tempo di lettura: 4 min
Alberto ci racconta, in esclusiva, come ha limitato al massimo i tempi di recupero dalla rottura del legamento crociato

Questo fine settimana Alberto Forato tornerà a schierarsi dietro al cancello di una gara MXGP, dopo uno stop dovuto alla rottura del legamento crociato e del menisco del ginocchio sinistro. Ma la notizia non è solo questa. Anzi. A rendere straordinario (al limite del miracoloso) questo ritorno sono i tempi di convalescenza di Alberto, totalmente incompatibili con un infortunio di questo tipo.
Andiamo con ordine: Forato si è infortunato nel primo GP di Argentina, lo scorso 3 marzo. Ha poi provato a correre il terzo GP in Francia, ma non era possibile andare avanti. Il suo ginocchio era messo molto male. Ora, a soli tre mesi e mezzo di distanza, eccolo tornare in pista! Domenica scorsa ha corso nel Campionato Francese e questo wweekend sarà al via del GP a Ernée. Ma come è possibile? Ci siamo incuriositi e lo abbiamo chiamato. Ecco il suo racconto in questa intervista esclusiva.
“Tutto ha avuto inizio in Argentina, quando ho preso un brutto virus intestinale alla vigilia della prima gara. Ero molto debilitato e sofferente, ma ho deciso di correre lo stesso. La prima manche l’ho fatta come potevo, mi sentivo uno zombie, ma prima della seconda ho riposato e ho deciso di provare a spingere un po’ di più. Mentre ero in bagarre con un altro pilota ho perso l’anteriore e ho dato la classica zampata per terra, facendo diversi danni al ginocchio. Quando sono tornato in Europa è emersa la rottura del crociato, del menisco più un sacco di altri danni che ti racconto più tardi. Nonostante questa brutta notizia io non avevo intenzione di fermarmi e ho provato a correre comunque in Francia. Durante la gara, però, ho messo ancora il piede per terra e ho aggravato la situazione. Ho avuto molto dolore, sembrava che mi avessero tagliato la gamba. Da lì abbiamo iniziato a fare il giro di tutti i migliori dottori francesi, anche professori che hanno operato calciatori importanti e tutti hanno detto che sarebbe stata necessaria una operazione e che non c’era alternativa. Bisognava ricostruire i legamenti, il menisco aveva una rottura “a rampa”, cioè trasversale, si era staccato un pezzo, non era messo bene neppure il piatto tibiale e anche i legamenti collaterali erano stirati. C’era anche un edema osseo che ho aggravato con la zampata in Francia. Insomma, un disastro. Dovevo operarmi e stare fermo addirittura nove mesi”.

E come hai fatto a essere pronto a tornare in gara oggi con tutti questi danni?
“Io sono un testone. Quando mi metto in testa una cosa è difficile convincermi del contrario. E io volevo trovare una soluzione diversa e tornare a correre subito. Così ho chiamato Andrea Balboni, ex pilota che oggi ha una clinica in Svizzera assieme a Sebastiano Nutarelli; si chiama Sportsrehab. Sono andato da loro e ci siamo confrontati con altri specialisti svizzeri; ma anche quesi dottori vedevano l’operazione come unica soluzione. Ma io non volevo operarmi, per nessuna ragione”.
E cosa vi siete inventati?
“Ho insistito talmente tanto che alla fine mi hanno proposto una soluzione alternativa, conservativa e senza intervento. C’erano pochissime possibilità di riuscita, ma io lì avevo già deciso che ce l’avrei fatta. Mi sarei dovuto fermare da loro e lavorare dalla mattina alla sera, tutti i giorni, tra palestra e fisioterapia, applicando un metodo specifico. Mi sono accorto presto di stare sempre meglio e che il ginocchio diventava sempre più stabile. Ci abbiamo dato dentro, abbiamo lavorato al limite su tutto. Sono entrato che non camminavo e dopo 3 settimane abbiamo fatto dei test che si fanno normalmente a 5 mesi dall’operazione e le cose andavano bene. Quando sono tornato a casa alla fine della terapia saltavo sul ginocchio da più di 40 cm”.
Un miracolo?
“All’inizio nessuno credeva che fosse possibile un recupero come il mio, hanno detto che bisogna riscrivere i libri di medicina. Chiaro che il ginocchio sinistro non è come il destro, ma già così mi permette di andare in moto e di migliorare ancora nei prossimi mesi”.

Pensi che a renderlo possibile sia stata la tua motivazione e la tua forza di volontà?
“Come dicevo nessuno se lo sa spiegare bene. Ci siamo messi a lavoro con questa terapia in palestra, non ho fatto operazioni, non ho fatto punture, solo una marea di lavoro. Poi non so, un po’ la fortuna, un po’ la genetica, un po’ la voglia di tornare; sicuramente la mia forza di volontà ha fatto tantissimo la differenza. Io ero convinto sin dal primo giorno che ci sarei riuscito e così è stato”.
Ma, nello specifico, cosa avete fatto?
“Balboni e Nutarelli hanno questa clinica specializzata nei trattamenti al ginocchio, sono avantissimo e applicano un modello americano per rinforzare i muscoli attorno, avanti e dietro al ginocchio. Si sviluppa tutta la gamba in funzione del problema e lo si bypassa. Per farlo, però, bisogna spingere, più di una volta mi sono trovato al limite dello svenimento, ma i benefici si sono visti da subito”.

Perché ha voluto affrontare questo calvario, invece di fare l’operazione tradizionale?
“A me piace fare le gare; io vivo per fare le gare, mi piace vincere. Ma per vincere devi fare le gare, per strappare un contratto buono devi fare le gare, per fare risultati devi fare le gare e quindi tutto sta nel fare le gare. Quello che conta è solo quello che c’è scritto sulla classifica la domenica sera, il resto non interessa a nessuno. E per essere in alto in quella classifica devi fare le gare e devi stare bene. Oltre a questo, è il mio lavoro e quindi io faccio il possibile per me, per la squadra, per tutti; ovviamente nei limiti del possibile, cioè nei miei limiti”.
Fammi capire meglio, ora stai così ma ti dovrai comunque operare a stagione finita?
“No, il progetto è che io guarisca e basta. Non sono ancora a posto, ci vorrà un po’ di tempo, ci vorrà qualche gara, per ora devo stare attento nell’affrontare le curve a sinistra, ma se tutto andrà come deve andare nel giro di qualche gara tornerò competitivo”.
Il fatto che ora ci siano gare sul duro per te è meglio o peggio?
“In questa fase non cambia molto. Sul duro vengono fuori canali profondi, quindi forse non è un vantaggio per me in questo momento, ma non è quello il problema”.
In bocca al lupo Alberto. Meriteresti davvero di tornare in alto in quella benedetta classifica.
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