Falta, un campione oltre la cortina di fango e politica
- Mario Schepis

- 25 lug
- Tempo di lettura: 4 min
Il nostro Mario Schepis ci regala un ricordo personale di una delle leggende del cross europeo

Alla vigilia del GP della Repubblica Ceca, il nostro collaboratore del settore epoca Mario Schepis ricorda Jaroslav Falta, uno dei più grandi piloti degli anni 70, che in sella alla CZ si trovò a combattere contro gli avversari, ma anche con la geopolitica del tempo. Vai Mario.
Jaroslav Falta l’ho conosciuto qualche decennio fa, durante i miei anni di permanenza in Repubblica Ceca. Il suo recapito telefonico e l'indirizzo mi erano stati all'epoca forniti da un altro monumento del motorismo ceco, Kvetoslav Masita. Mentre preparava il caffè nella sua casa di Cernosice e mi raccontava fatti noti e meno noti del Dukla Praga dei suoi anni, spontaneamente mi disse. Ma Falta lo hai già incontrato? Non abita lontano da qui. Al mio evidente stupore rispose ricopiando da un agenda su un foglio di carta il numero di telefono del grande Jaroslav.

Alcune settimane dopo, foglio in mano ed entusiasmo alle stelle, dopo averlo prudentemente contattato, partii per incontrarlo in una tarda mattina di un freddissimo febbraio. Direzione Kamenny Privoz dove lui abitava. Roba da non credere. Dopo aver conosciuto Masita avrei incontrato Falta. Ci trovammo davanti il cancello di casa sua e una volta dentro cominciò a raccontare, in compagnia della moglie Ludmila e del figlio Jaroslav. Gli inizi, la CZ, gli allenamenti, i compagni del Dukla, il titolo rubato del 1974, gli anni che seguirono la fine del regime comunista e le partecipazioni ai sempre più frequenti raduni d’epoca. Mi raccontò che aveva iniziato a gareggiare a quindici anni in sella ad una Jawa Pioneer con il fratello maggiore a fargli da maestro.
Ben presto segnalato al Dukla Praga per le sue eccellenti prestazioni in gara entrò a far parte del gruppo sportivo della Svazarm non appena iniziato il servizio militare all'età di diciotto anni. Iniziò così la sua carriera da professionista. Allenamenti duri, comprendenti nuoto, pesistica e tanta atletica attività che lo rese anche un valente fondista. La figlia Martina mi raccontò che il padre era in grado di correre a ritmi da gara per ore.

Ma, oltre questo, uno dei primari compiti assegnati ai piloti del Dukla era quello di testare le moto da cross CZ, a quel tempo esportate in tutto il mondo. Lo stesso era per chi gareggiava nella regolarità, differenti le moto che erano in questo caso le Jawa. Entrambe di produzione nazionale differivano anche per le sedi di produzione, Strakonice per le prime Tinec nad Sazavou per le seconde. E poi il Mondiale del 1974, quello vinto in pista e successivamente politicamente assegnato al sovietico Moisseev dopo l'ultima gara a Wohlen in Svizzera, prova decisiva per l'assegnazione del titolo. Durante il trasferimento verso il campo da gara ipotizzò cento volte con i compagni ed il team le varie situazioni che gli avrebbero consentito di vincere il titolo.
E il titolo fu suo, festeggiato da tutti tranne che dai russi che, poco sportivamente, avevano cercato in tutti i modi di mandarlo fuori pista. In seguito il minuto di penalizzazione assegnatogli per partenza anticipata, penalizzazione che cambiò il risultato finale consegnando a Moisseev su KTM il titolo iridato. Qualche tempo dopo uno dei compagni di squadra di Moisseev avrebbe confessato che, durante una riunione pre gara, ai piloti era stato detto “ad ogni costo la vittoria dovrà essere nostra”.

A nulla valsero le proteste di Frantisek Mosna, allora a capo del Dukla per quel titolo letteralmente rubato. A nulla servì neanche andare a Mosca a vantare ragioni, anzi, al ritorno da Mosca fu proprio Mozna a pregare i suoi a non parlare più di quell'episodio. Nell'estate seguente uno dei suoi ricordi preferiti, la trasferta americana e il trionfo al Los Angeles Coliseum dove Falta fu osannato da 65,000 spettatori entusiasti. L'anno 1975 dopo un fantastico inizio di stagione Falta fu fermato da problemi di salute.
Ricoverato all'ospedale militare di Praga subì l'asportazione della milza e sempre da quell'ospedale, ancora convalescente, assistette al trionfo dei suoi compagni, Velky, Baborosky, Churavy e Novacek, nel Motocross delle Nazioni 1975. Un paziente con lui in ospedale, non avendolo riconosciuto, continuo a ripetergli per l'intera durata della gara che non avrebbero mai vinto, impossibile senza Falta in pista. Negli anni che seguirono l'arrivo delle moto giapponesi rese improbabile qualsiasi confronto con le casalinghe CZ.

Ancora ragioni politiche condizionarono la sua carriera. In qualità di militare della Svazarm gli era consentito di competere soltanto con moto di produzione cecoslovacca, da qui i numerosi rifiuti alle allettanti proposte da parte delle aziende del Sol Levante. Con dispiacere ricordava il 1982 quando dopo alterni risultati lasciò il Dukla e concluse praticamente la sua carriera da pilota ufficiale. I tempi erano cambiati diceva, con Stodulka (pluricampione nella regolarità e nel cross), potevamo andare oltre confine liberi e senza più problemi. Prosegui così con le gare con una KTM nel campionato nazionale tedesco, fino alle gare più recenti per moto ormai d epoca che gli valsero un titolo mondiale a squadre. Il tempo era volato e la giornata volgeva al termine. Avevo ancora mille domande, ma era già ora di andare.
Falta è morto nel 2022, ma è ancora ricordato con piacere non solo nella sua patria. In sua memoria, il prossimo 9 agosto sarà disputata una gara di motocross d’epoca a Kostelec.














