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Rokon, la moto inarrestabile

  • Immagine del redattore: Mario Schepis
    Mario Schepis
  • 30 lug
  • Tempo di lettura: 6 min

Raccontiamo la storia di una serie di modelli americani pensati per superare ogni ostacolo

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Sicuramente non conosciuta come altre ben più prestigiose Case motociclistiche statunitensi, la Rokon ha comunque lasciato una traccia nel mondo delle moto da fuoristrada degli anni settanta. Il suo nome, forse oggi poco ricordato, si lega al fuoristrada professionistico dell'epoca quando questa azienda americana si avvia alle competizioni, nazionali ed internazionali, per testare la sua nuova e specialistica moto dotata di caratteristiche tecniche definite all’epoca “rivoluzionarie”.


La storia di questo marchio statunitense ha però origini un po’ più lontane che risalgono alla fine degli anni 50. È nel 1958 infatti che l’intraprendente tecnico californiano Charles Fehn, nato nel 1915 a San Bernardino, comincia ad applicarsi nella realizzazione di un mezzo da trasporto in fuoristrada in grado di viaggiare sui terreni più accidentati. Charles Fehn comincia a lavorare alla sua due ruote successivamente a numerose esperienze maturate nel settore automobilistico e ciò che ha in mente non riguarda la costruzione di una moto di uso comune.

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Non gli importa che sia veloce ed esteticamente attraente, quello che vuole è che sia inarrestabile, capace quindi di attraversare terreni sabbiosi, innevati o paludosi inaccessibili alla stragrande maggioranza dei mezzi a motore.


Dopo alcuni fallimentari tentativi la Trail Breaker, motorizzata con un piccolo motore Maico, viene finalmente brevettata nel 1963 (dopo due tentativi) e presto messa in commercio grazie all’intervento di J.B. Nethercutt, un industriale del settore cosmetico da tempo interessato al progetto che ne inizia, convinto da Fehn, la produzione presso la sua azienda californiana, la Nethercutt Industrial Corporation.


 La Trail Breaker, definita inizialmente come Mototrattore, è una moto essenziale la cui struttura è formata da un telaio rigido privo di sospensioni che comprende posteriormente una griglia portabagagli, da serbatoio e sella monoposto. La moto in particolare si caratterizza per il fatto di avere la trazione su entrambe le ruote, ottenuta grazie ad un sistema che da prevalenza alla ruota anteriore consentendo a questa un maggiore numero di giri rispetto alla posteriore.


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Questa particolare trasmissione, nelle intenzioni di Fehn, garantisce al mezzo migliori prestazioni sui terreni più impervi e rende nettamente più efficiente la trazione di entrambe le ruote. Montate su cerchi in lega leggera le panciute ed artigliate gomme hanno se gonfiate a bassa pressione funzione ammortizzante mentre in condizioni di pressione normale consentono il galleggiamento del mezzo nell’attraversamento di guadi dell’altezza massima di 55 centimetri.


Esiste inoltre la possibilità che le stesse fungano da contenitore di acqua o carburante. La motorizzazione della Trail Breaker vede inizialmente alternarsi diverse marche di propulsori quali Maico, Jlo e West Bend, un motore da go kart quest’ultimo, da 134 cc dotato di cambio Albion a tre velocità e di 7hp di potenza, che con opportune modifiche andrà ad equipaggiare a lungo questo modello che nelle successive versioni verrà denominato con la sigla MK.


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Un anno dopo l’attività produttiva passa nelle mani di Orla Larsen, un intraprendente concessionario del Vermont, che appone alle moto americane il marchio Rokon ed inizia a lavorare apportandovi alcune sostanziali modifiche. Fondamentali quelle che prevedono il montaggio di una frizione centrifuga e la successiva adozione di un unico freno a disco per entrambe le ruote, varianti che rinnovano il mezzo denominato adesso MK3.


Alla fine degli anni 60 l’azienda, che ha nel frattempo spostato la sua sede a Keene nel New Hampshire, ha due modelli in produzione: la Trail 140 e la Trail Breaker. Entrambe sono motorizzate dal piccolo propulsore da 134 cc, dotato di un cambio automatico a pulegge espansibili, che sviluppa una potenza di 9 cv ed è alimentato da un carburatore a diaframma che impedisce lo spegnimento del motore anche in caso di rovesciamento del mezzo. La rilevante distinzione tra i due mezzi riguarda la trazione su entrambe le ruote di cui è dotata la Trail Breaker e la differente dimensione di queste, da 15 x 8.50 sulla moto “integrale”.


A metà anni 70 la Trail 140 e la Trail Breaker vengono rispettivamente vendute negli Usa ad un prezzo che al cambio dell’epoca risulta essere di 315.000 e 435.000 lire. Testata per le sue estreme caratteristiche anche da alcuni corpi militari la Trail due ruote motrici verrà proposta, dotata di una pompa- compressore posizionata posteriormente, anche per uso antincendio.

      

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Ciò che però in questi anni sta a cuore all’azienda è la realizzazione di un mezzo ben più performante capace di prendere parte alle più dure competizioni di fuoristrada ed è così che la Rokon, capitanata adesso da Edward Hampson, all’inizio degli anni 70 si mette all’opera realizzando il modello TCR 340. Partecipa al collaudo ed allo sviluppo della moto il pilota americano Tom Clark ed è proprio con le iniziali del suo nome che viene denominata la nuova Tom Clark Replica 340.


Rispecchiando la tecnica dei piccoli precedenti modelli anche la TCR viene equipaggiata con un propulsore dotato di cambio automatico, un monocilindrico Sachs a due tempi da 335 cc raffreddato ad aria costruito per equipaggiare le motoslitte, piuttosto ingombrante nelle dimensioni, soprattutto quelle del suo carter sinistro contenente il sistema di trasmissione. Dotato di avviamento a strappo questo è alimentato da un carburatore Mikuni da 38 mm ed è in grado di sviluppare una potenza di 33 cavalli.


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Un'altra rilevante caratteristica la Rokon 340 la presenta con l’adozione di cerchi a razze in lega di magnesio e freni a disco su entrambe le ruote, riguardo le sospensioni ci si affida alle spagnole Betor. La TCR 340 suscita grande curiosità già alla sua prima apparizione sui campi da gara. Non è soltanto perché si tratta di una moto “made in USA” tra le tante europee presenti, ciò che più colpisce e sorprende è il fatto che questa sia dotata di cambio automatico, una caratteristica tecnica praticamente impensabile per una moto da fuoristrada.


I collaudi avvengono con la partecipazione a gare di enduro nazionali fino al 1973 anno in cui sono quattro le Rokon TCR 340 che prendono parte alla Sei Giorni Internazionale di regolarità di Dalton, negli Usa. Guidate dai piloti Gary Snider, Jim Fogle, Ron La Matus e Jim Simmons le moto portano tutte a termine la gara conquistando una medaglia d’argento e tre di bronzo. Da sottolineare che in previsione della Sei Giorni la moto era stata sottoposta ad alcune modifiche, tra cui la sostituzione del cerchio anteriore a razze da 19 con un più classico a raggi da 21 per garantire una migliore guidabilità in fuoristrada.


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La Rokon viene commercializzata negli USA attraverso una buona rete di concessionari in differenti versioni cross ed enduro, denominate RT 1,RT II ed MX, tutte derivate dalla RT 340 TCR che viene posta in listino ad un prezzo di poco inferiore al milione di lire.

Ancora presente nelle competizioni negli anni seguenti la Rokon TCR 340 ottiene una medaglia di bronzo alla Sei Giorni di Camerino del 1974 con il canadese Dave Mungenast e una prestigiosa affermazione nel 1975 con Jim Hollander nella Overall, una 2 giorni Ama di Trail in Michigan. Lo stesso Hollander conquisterà nell’anno successivo la medaglia d’oro alla Sei Giorni d’Austria.


Rokon vince….Automaticamente”, così recita lo slogan che l’azienda americana pubblica a metà anni 70 sulle riviste specializzate per propagandare la sua fuoristrada, tentando di farsi spazio in un mercato già praticamente invaso dalle specialistiche moto da cross giapponesi. Ma seppur oggetto di evoluzioni, e talvolta di strane sperimentazioni come il prototipo di una 501 cc con motore Maico-Sachs, in nessun caso la moto americana riuscirà ad ottenere una affermazione definitiva nell’affollato mercato motociclistico dell’epoca.


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Un'ulteriore conferma si avrà nel 1976 con la versione MX 2 che seppure accattivante nell’estetica, alleggerita ed aggiornata nella parte ciclistica non riscontrerà lo sperato successo commerciale tanto da portare l’azienda americana ad abbandonarne la produzione. Proseguirà al contrario la produzione dei vari modelli MK Trail, le cui sigle saranno inglobate dopo il 1980 nei nomi Ranger e Scout. Sottoposta nel corso degli anni a diversi cambi di proprietà la Rokon continua oggi la sua attività produttiva nella sede di Rochester nel New Hampshire dopo essersi convertita all’uso di più moderni e prestanti motori 4 tempi Chrysler e Honda che equipaggiano i suoi specifici modelli tuttoterreno MK 8 ed MK 9.



ROKON 340 AUTOMATIC – CARATTERISTCHE TECNICHE DICHIARATE

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Motore: a due tempi monocilindrico Sachs SA 340 R

Alesaggio e Corsa: 78mm x 70mm = 335cc

Potenza dichiarata: 37 cv a 6500 giri

Rapporto di compressione: 11,8 : 1

Carburatore: 36mm Mikuni

Cambio: automatico a pulegge espansibili con infiniti rapporti variabili da 3,76:1 a 87:1

Telaio: doppia culla tubolare in acciaio al cromo molibdeno. Saldatura MIG.

Sospensioni: forcella anteriore Betor – ammortizzatori posteriori Betor regolabili su 5 posizioni

Ruote: 18x4,00 post. - 19x3,25 ant.

Freni: a disco con comando idraulico

Serbatoio: capienza 12 litri

Peso: 130 kg

Velocità massima: 144 kmh

   

Varianti tecniche sui modelli RT-1, RT-II e MX-II


Ruote: 18x4,00 post. – 21x3,00 ant.

Serbatoio: in plastica - capienza 6,6 litri sulla MX-II

Peso: 125 Kg per RT-1 e RT-II, 116 Kg per MX-II

Sospensioni:

- forcella Betor

– ammortizzatori Koni reg. su 5 posizioni sulla RT-1 e Red Wing reg. su 5 posizioni su RT-II e MX-II

  

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