Badiali, R4R: “Da 15 anni aiutiamo i piloti infortunati”

Fondata nel 2010, Riders4Riders continua a supportare i piloti vittime di incidenti gravi nel loro percorso riabilitativo, come ci racconta Dante Badiali

Per chi non la conoscesse, Riders4Riders è "una onlus fondata nel 2010 da piloti ed appassionati delle due ruote con le finalità di raccogliere fondi per assistere riders gravemente infortunati e di sostenere la ricerca per la cura delle mielolesioni". Così cita il loro sito (qui il link diretto con tutte le info). A capo dell'associazione c'è Dante Badiali, uomo gentile e determinato, che si è fatto carico di quei problemi di cui non si parla né troppo né volentieri, ma che purtroppo esistono e devono essere affrontati.

Nel 2025 si sono festeggiati i 15 anni di attività dell'associazione, che vanta tantissimi volontari e sostenitori nel settore del motocross e non solo: piloti, team, aziende, moto club, impianti. Grazie all'impegno di tanti, in questi anni, si sono potuti aiutare moltissimi piloti vittime di incidenti gravi: Luca Biondi, Alessia Polita, Bryan Toccaceli, Cristian Savonitti solo per citare quelli più "famosi".

In occasione del FastCross abbiamo approfittato per fare due chiacchiere con Dante e fare il punto su questi 15 anni di Riders4Riders.

“In quindici anni abbiamo aiutato tanti ragazzi, purtroppo. Direi circa venticinque in totale. Ogni volta che succede un incidente di questa portata ti chiedi il perché, ma la verità è che sono cose che possono capitare. E quando capitano per molti è come spegnere una lampadina. Ci vuole tanto tanto tempo per riprendersi e comunque al 99% non torni quello che eri prima. Quindi serve un supporto, che noi cerchiamo di dare per quelle che sono le nostre possibilità".

Come aiutate questi ragazzi?

"Chi rimane vittima di traumi midollari va incontro a tante spese, vuoi solo dover sistemare la casa per poterci abitare una volta dimesso dall’ospedale. Devi fare tantissima riabilitazione per rimanere il più in forma possibile per continuare la tua vita, spesso hai difficoltà a continuare il tuo lavoro, i medicinali; puoi capire anche te che è tutto molto difficile e costoso". 

Dopo tutti questi anni avete ancora voglia di continuare?

“Noi continuiamo perché per noi è diventata una missione. È faticoso e non sempre riceviamo consensi, perché capisco benissimo anche io che non tutti sono disposti e disponibili ad aiutare un'associazione che ha questo scopo, specialmente nel mondo dei motori. Se pubblicizzi il fatto che la gente si può fare male in questo sport, tutto il mercato che ci gira intorno non gode di una bella pubblicità”.

Ma sono tanti che vi aiutano.

“Per fortuna sì, abbiamo il supporto di tante donazioni, dei piloti e anche tanti gestori di impianti che ci sostengono, oltre a numerosi motoclub che fanno il possibile per raccogliere fondi. Tutto quello che ci arriva viene da noi devoluto per quello che serve, vuoi anche solo per comprare una carrozzina più adatta alle condizioni che verranno dopo le varie riabilitazioni. Cerchiamo di dare una mano, per quelle che sono le nostre possibilità. Abbiamo comunque fatto tanto in questi 15 anni, sempre grazie all'aiuto di tutti”.

15 anni significa che avete un bagaglio di esperienza di lunga data. Cosa avete imparato?

“Abbiamo visto fare tanti progressi a tanti ragazzi in questi anni; tutti i mesi si ottengono piccoli miglioramenti che, sul momento, magari sembrano impercettibili. Ci sono ragazzi che pur senza essere riusciti a tornare a camminare hanno migliorato la loro situazione, facendo tanta riabilitazione hanno sviluppato un buon tono muscolare, hanno attivato gli addominali più bassi, insomma ci sono tanti piccoli traguardi che si possono conquistare. È chiaro che i ragazzi che aiutiamo noi sono tutti piloti agonisti, quindi sono combattenti di natura e infatti nessuno di loro è rimasto a sedere su una sedia sperando nel miracolo. Ognuno ha trovato la sua strada, c'è chi si è messo a giocare a pallacanestro, chi a fare nuoto, chi gioca a paddle. Tutti fanno qualcosa, si tengono costantemente impegnati”.

Mi hai dato un documento dove ci sono le cifre e come sono state spese. Posso pubblicarlo?

“Certo. Almeno vedete dove vanno i soldi che raccogliamo”.  

Lo trovate in fondo all'articolo.

Vanno tutti ai ragazzi?

“Una parte va ai ragazzi e una parte la diamo a progetti di ricerca. L'ultimo lo stanno facendo in Svizzera e si chiama Spinal Wireless; ha l'obiettivo di riattivare alcuni movimenti del corpo attraverso dei microchip. L’obiettivo è quello di far tornare i ragazzi a camminare, anche se in modo innaturale”.

Devolvete il 100% di quello che viene donato?

“Assolutamente, anzi direi anche di più”. 

Vi vediamo spesso alle manifestazioni con il vostro gazebo. Quali attività fate?

“Per prima cosa veniamo perché la gente si deve ricordare di questi ragazzi che si sono fatti male in uno sport che piace a tutti noi appassionati e che loro non possono più praticare. E poi per fare le nostre lotterie, dove mettiamo in palio gadget o maglie dei piloti con l’obiettivo di raccogliere fondi da devolvere, come ti dicevo, alla ricerca o a chi ne ha bisogno”.

Hai avuto modo di incontrare Giuseppe Tropepe?

“Sì, sono andato a Montecatone a trovarlo un paio di volte; l'ho trovato bene, psicologicamente lui è forte, capisce benissimo che purtroppo la sua vita è cambiata, però è già lì che pensa a quello che potrà fare nel suo futuro. Non si è demoralizzato eccessivamente. E senza alimentare troppe speranze, ha uno stimolo in una coscia destra che può significare tutto o niente. Vedremo”.

Per chi volesse fare una donazione a Riders4Riders, qui c'è il link diretto.

Grazie Dante, grazie a tutti.