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Haiden Deegan: "Con i miei casini faccio bene al motocross"

In una intervista a VitalMX il pilota Yamaha ha dato la sua versione dei fatti sull'arresto ma anche sui suoi comportamenti


Piaccia o non piaccia, Haiden Deegan è un pilota capace di attirare su di sé l'attenzione dei fan del motocross di tutto il mondo (e non solo). Le sue azioni dentro e fuori la pista hanno sempre un eco importante, anche perché spesse volte sconfinano dai limiti tracciati dai dettami di questo sport. Un ragazzo aggressivo, che abbina uno stile di guida e una velocità non comuni a una ottima capacità comunicativa, unita a una enorme tendenza a cacciarsi nei guai.

L'ultimo capitolo di questa storia è legato al suo arresto, avvenuto poco più di una settimana fa per "guida pericolosa". Le prime notizie avevano parlato di una bravata con la moto da cross, mentre poi la notizia ha chiarito che Haiden fosse alla guida di un'auto a trazione posteriore e fosse stato beccato a fare dei traversi dalle forze dell'ordine della contea di Walton (Florida). Neanche il tempo di pagare la cauzione e tornare a casa che il suo clan aveva già stampato le t-shirt con la sua foto segnaletica e le aveva messe in vendita. Nel giro di poche ore ne sono state vendute circa 5.000... come se non bastasse, alla gara successiva a Seattle Deegan si è presentato con due completi Thor da carcerato, uno bianco a strisce nere e un secondo con l'arancione tipico della divisa da detenuto. Una mossa di marketing geniale che, tuttavia, non a tutti è piaciuta.



Del resto Deegan è un personaggio divisivo; c'è chi non lo sopporta e chi invece stravede per lui. Anche questo è il bello. Ma questa volta un chiarimento era atteso ed è arrivato dai microfoni di VitalMX, di cui vi proponiamo un estratto qui sotto, mentre in basso trovate il video con l'intervento completa.


"Appena è successo abbiamo valutato il fatto che la notizia si sarebbe diffusa molto velocemente e ci siamo chiesti come gestire la cosa e siamo riusciti a generare un bel po' di interesse attorno all'episodio. Ma il motivo per cui lo abbiamo fatto è che alla fine non ho fatto nulla di così grave. Voglio dire, ho fatto solo qualche traverso con la macchina, ma sfido chiunque a dire di non averlo fatto o pensato almeno una volta, alla mia età. Non è un crimine così grave e per questo abbiamo voluto scherzarci su; non lo avremmo mai fatto se l'accusa fosse stata qualcosa di molto serio. Era una stupidaggine, che tutti hanno fatto nella vita".



Come giudichi il modo in cui i media parlano di te?

"Ogni persona è libera di avere la propria opinione, ad alcuni piaccio ad altri non piaccio. Il mio comportamento viene giudicato e lo stesso faccio io con quello di altre persone. Io sono solo un ragazzo giovane che vuole vincere e so di essere molto aggressivo nel modo di parlare e di rivolgermi agli altri piloti e questo rende i media (e le persone) contente o scontente. Ma l'obiettivo è far crescere il nostro sport e penso di fare la mia parte avendo così tanto seguito da parte dei media, non solo di settore. Del mio abbigliamento a Seattle hanno parlato in tanti: "Lui è quel famoso pilota di Supercross che è stato arrestato", ha attirato l'attenzione. Forse non è esattamente il modo in cui avrei voluto farlo, ma è il risultato che conta".


La stessa cosa vale per i confronti accesi con i tuoi avversari?

"Certo. Pensa solo ala mia rivalità con Beaumer; da quando abbiamo iniziato a litigare i suoi follower sono raddoppiati. E questo vale anche per tutte le altre persone con cui mi metto nei guai. Il risultato di questo è che il nostro sport aumenta di visibilità. E per questo ritengo che i media debbano valutare il fatto che quando combino qualcosa sto aiutando tutto il settore".






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