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Come una molla può fare la storia: Jeremy Martin

  • Immagine del redattore: Lorenzo Salsi
    Lorenzo Salsi
  • 3 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Dietro la vittoria di Martin nel Pro Motocross di Spring Creek c'è un interessante aneddoto legato alle sospensioni della sua Yamaha


In un Pro Motocross dominato dai soliti campionissimi Jett ed Haiden, c’è stato spazio anche per qualcosa di più umano, più profondo, sfiorando il nostalgico. Una storia che sa di epilogo ma anche di rivincita personale. Parlo di Jeremy Martin, pilota (o dovrei dire ex pilota?), che ha fatto la storia recente di questo national vincendo, a casa sua, l’ultima manche della sua vita! Un finale da favola, uno di quelli che ti fanno pensare: “Dai, almeno stavolta il karma ha fatto le cose per bene”.



Ma mettiamo ordine, Jeremy Martin è tornato in gara nel Pro Motocross 2025 dopo due anni di stop, con il team Star Racing Yamaha, firmando per tre round selezionati nella classe 250. Dopo l'esordio a Pala, una caduta a Hangtown lo ha costretto a saltare Thunder Valley. L’obiettivo si è quindi trasformato in quello di chiudere la carriera nella gara di casa a Millville, tracciato gestito proprio dalla sua famiglia, dove è stato anche Grand Marshal (ruolo d’onore durante la cerimonia d’apertura). Quella vittoria resterà nella storia ed è arrivata anche grazie a un curioso episodio che lo stesso Martin racconta in una recente intervista allo Show di PulmMX:


PulpMX: “Il mio contatto ha accennato a una vecchia molla dell’ammortizzatore che hai tolto dalla tua championship bike (le moto con la quale i piloti vincono i titoli e tengono in casa come trofeo, nda). Ce ne puoi parlare?”.


Jeremy: “Sì, ho cercato di recuperare alcuni vecchi setting. Ho sempre tenuto una specie di diario durante la mia carriera, dove segnavo assetti e cose del genere… e devo dire che mi ha sempre aiutato parecchio. Ai tempi correvo con una molla dell’ammortizzatore posteriore da 4.8, che è davvero morbida, ma ame piaceva molto. Ce n’era una disponibile nel team factory di Star Racing, ma non era della lunghezza che usavo io. E non riuscivano ad averla in tempo. Allora mentre giravo al press day ho pensato: “la moto va bene… ma so che potrebbe andare meglio”. Così ho parlato con Will e con Jake, il tecnico delle sospensioni. Alla fine ho preso i miei attrezzi, sono andato a casa mia, ho smontato l’ammortizzatore dalla moto con cui ho vinto il titolo, ho fatto una foto e l’ho mandata a Will dicendo: “I vincenti trovano soluzioni”.



Capito? Alla Star non avevano la molla giusta, quella che Jeremy aveva scelto ai tempi del titolo. Allora lui ha tirato fuori il mono della sua championship bike del 2014, e con l’aiuto del suo sospensionista Jake, ha trasferito la molla sulla Yamaha di oggi. Una scelta tecnica, sì, ma anche di pancia. Di quelle che nascono quando non hai nulla da perdere, ma hai ancora voglia di dimostrare.



E il bello? Nessun ingegnere, nessun algoritmo, nessuna telemetria. Solo un garage, una chiave da 17, il taccuino dei setting e la memoria di un campione. Quella molla, dimenticata da tutti tranne che da lui, ha fatto la differenza. Magari non sarebbe cambiato nulla per la gara del giorno dopo, ma ci piace credere che quei 5 secondi di coraggio (e fiducia che potesse ancora funzionare) siano stati l’ultima spinta, quella che ha fatto la differenza.



Un gesto vecchia scuola, che vale più di mille dati. Jeremy Martin non ha vinto un titolo stavolta, ma si è portato a casa qualcosa di più raro: una fine perfetta e il rispetto di qualsiasi appassionato. Chapeu Jerre, e come dici tu, “winners find ways”.



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