Sport Rehab spiega il recupero di Forato
- A cura della redazione
- 2 ore fa
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La clinica che ha rimesso in sella Alberto chiarisce il punto di vista tecnico, riabilitativo e organizzativo che ha permesso un recupero in tempi record

Questo weekend Alberto Forato tornerà in gara nella MXGP di Francia, nonostante il recente infortunio al ginocchio sinistro. Come lui ci ha raccontato in questa intervista (qui) il suo recupero è stato miracoloso, grazie al supporto della clinica svizzera Sport Rehab, che ha permesso a Forato di recuperare da una seria lesione a legamenti e menisco senza operazione. Nell'intervista Alberto non è sceso in particolari tecnici, così abbiamo contattato direttamente la struttura (che fa capo anche all'ex pilota Andrea Balboni) che ci ha fornito il loro punto di vista tecnico di quanto accaduto.
"Partiamo dalla diagnosi: Alberto ha riportato una lesione del legamento crociato anteriore associata a una lesione ramp, che significa un distacco del menisco mediale dalla capsula articolare. A questo si aggiungeva anche una seconda lesione verticale adiacente, sempre nella parte posteriore del menisco mediale, quindi una zona molto delicata e difficile da trattare. In più c’erano un importante edema osseo e una piccola frattura del piatto tibiale. Un quadro complesso, che di solito porta dritti in sala operatoria.
La scelta di non operare è stata condivisa, ma molto ben ponderata. In fase iniziale, come facciamo sempre nei casi borderline, abbiamo concordato con Alberto e il medico un periodo di osservazione e trattamento conservativo di circa un mese. In questo tempo ci siamo dati l’obiettivo di valutare l’evoluzione della sintomatologia, la risposta ai carichi e i progressi funzionali.

A livello di competenze, Sports Rehab è un centro fortemente specializzato nella riabilitazione del ginocchio. Uno dei soci fondatori, Sebastiano Nutarelli, è fisioterapista, ricercatore e attualmente dottorando con un progetto focalizzato proprio sulle lesioni del legamento crociato. La sua attività scientifica ci permette di lavorare con approcci aggiornati, basati su evidenze, integrando test e protocolli che vanno oltre il classico trattamento fisioterapico. Svolgiamo attività di ricerca clinica in collaborazione con enti accademici e sanitari, e questo ci consente di offrire un percorso estremamente rigoroso ma anche flessibile, sempre in evoluzione rispetto alle ultime conoscenze scientifiche.
Il lavoro che abbiamo fatto è stato intenso e progressivo, ma sempre monitorato. Abbiamo utilizzato le migliori tecnologie a disposizione, come il tapis roulant antigravitazionale, che permette di camminare o correre scaricando fino all’80% del peso corporeo. È stato fondamentale nelle prime fasi, quando il carico sull’articolazione doveva essere minimo, ma il movimento andava comunque stimolato.
Lavoro in piscina, dove abbiamo potuto rinforzare la muscolatura e lavorare sulla mobilità senza stressare l’articolazione. Macchinari isocinetici, che permettono di allenare la muscolatura in modo controllato e simmetrico, modulando la forza in funzione dell’angolo articolare e riducendo i rischi di sovraccarico. Test funzionali e clinici periodici, che ci permettevano ogni settimana di valutare in modo oggettivo l’evoluzione e decidere se e come progredire negli step successivi.
Un altro elemento fondamentale è stato il contesto integrato: Sports Rehab è una struttura che lavora in modo multidisciplinare. In un unico centro ci sono palestra, piscina, ambulatorio medico, tecnologie avanzate e un team che si confronta quotidianamente. Fisioterapisti, medici, preparatori: tutti parlano lo stesso linguaggio e condividono le stesse informazioni, questo ci permette di adattare il percorso in tempo reale sulla base dei risultati e delle sensazioni dell’atleta.

A livello umano e di relazione, ha giocato un ruolo importante anche il fatto che Andrea Balboni, co-fondatore di Sports Rehab, ha avuto una lunga esperienza personale come pilota di motocross e enduro. Oggi Andrea segue molti atleti del settore, collabora con la Nazionale Italiana di Enduro, e conosce a fondo il tipo di stress e dinamiche che vivono i piloti. Questo ha sicuramente facilitato l’interazione con Alberto, creando fin da subito una comunicazione efficace, empatica e molto focalizzata. Infine va riconosciuto il ruolo dell’atleta stesso.
Alberto è stato molto disciplinato e collaborativo: ha aderito completamente al piano, si è allenato due volte al giorno tra mattina e pomeriggio, alternando fisioterapia passiva, esercizi in acqua, rinforzo in palestra e tanto lavoro sulla propriocezione. Questo ci ha permesso di spingere sui carichi in sicurezza, sempre tenendo sotto controllo gonfiore, dolore e parametri oggettivi.
In sintesi, il recupero di Alberto è stato possibile grazie a: un’analisi clinica dettagliata e un’attenta valutazione dei rischi, tecnologie avanzate e protocolli personalizzati, un ambiente integrato e multidisciplinare, la presenza di esperienze specifiche nel motocross all’interno del team e ovviamente la dedizione e la costanza dell’atleta".